Lunedì 30 Dicembre 2024

16-12-12-parola-dellanno-copiaLa lingua tedesca si presta molto all’uso, talvolta addirittura all’invenzione, di parole composte. Dove noi utilizziamo più vocaboli, uniti tra loro da articoli e preposizioni, i tedeschi vanno per le spicce: la “pista ciclabile” diventa “Radweg” (pista per biciclette), mentre le “elezioni presidenziali” diventano “Bundespräsidentenwahl” (elezione del presidente federale).

E proprio alle recenti elezioni presidenziali austriache si è ispirata anche la “parola dell’anno” scelta in Austria per il 2016 che, essendo una parola composta, raggiunge la lunghezza record di 51 lettere: Bundespräsidentenstichwahlwiederholungsverschiebung. È uno scioglilingua anche per chi è di lingua madre tedesca, per cui ne suggeriamo una scomposizione di più facile lettura: Bundes (federale) präsidenten (del presidente) stichwahl (ballottaggio) wiederholung (ripetizione) verschiebung (rinvio). Ricomponendo le singole parole in una formulazione italiana di senso compiuto, diventa: “rinvio della ripetizione del ballottaggio per l’elezione del presidente federale”.

Chi ha seguito le recenti elezioni austriache capisce il senso dell’espressione. Nel 2016 l’Austria doveva rieleggere il suo capo dello Stato. Al primo turno di votazione nessuno dei candidati aveva superato il 50%, per cui si è andati a un ballottaggio (Stichwahl) tra i due più votati. La seconda votazione, però, è stata annullata per irregolarità e si è resa necessaria una ripetizione (Wiederholung). Quando tutto era pronto per il ballottaggio-bis, si è dovuto procedere a un ulteriore rinvio (Verschiebung) di due mesi, per difetti di colla in alcune schede di voto.

Un’elezione, che di solito impegna due mesi, è durata invece quasi nove. Non era mai accaduto in passato. Da questa dilatazione temporale senza precedenti, dovuta a negligenze e a pressapochismo che hanno fatto molto discutere (e divertire) gli austriaci, è nata la lunga definizione, scelta come “parola dell’anno”, perché, proprio in ragione della sua lunghezza, è diventata “simbolo e commento ironico dell’evento politico di quest’anno”, di durata spropositata, come spropositato è il numero delle lettere del vocabolo composto.

Nei Paesi di lingua tedesca (non solo Austria e Germania, anche Svizzera e Liechtenstein) è invalsa ormai da molti anni la consuetudine di indicare una parola (spesso un neologismo), che nel corso degli ultimi 12 mesi abbia assunto un particolare significato nella vita politica e sociale. Ogni Paese sceglie la propria, perché i contesti sono diversi. In Austria se ne occupa l’Università di Graz, che in una prima fase raccoglie via internet le proposte (quest’anno ne sono giunte 4.450). Una giuria ne fa una scrematura, scegliendone 30, che vengono sottoposte a una nuova votazione (cui hanno partecipato quest’anno 49.250 “elettori”), da cui deriva la classifica finale.

Accanto alla “parola dell’anno”, con lo stesso metodo, viene scelta anche la “non parola dell’anno”. Il titolo è toccato a “Öxit”, di cui anche noi italiani comprendiamo il significato. In analogia con “Brexit” e “Grexit”, è stata adoperata per indicare l’uscita dell’Austria dall’Ue. Il titolo di “non parola” è motivato dall’uso frequente che ne è stato fatto, “che rafforza le tendenze e le aspirazioni in atto per una uscita dell’Ue, benché nella popolazione non vi sia una maggioranza che le condivida” e perché “mostra il tentativo, attraverso la ripetizione frequente di un linguaggio ostentato di creare realtà, da cui poter ricavare più tardi un capitale politico”.

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“Bundespräsidentenstichwahlwiederholungsverschiebung”, parola dell’anno 2016, è lunga, ma non è la più lunga che si conosca nella lingua tedesca. Ce n’è una ancora più lunga (forse la più lunga in assoluto, ma non ne abbiamo la prova), che trascriviamo qui di seguito, separando con un trattino le parole che la compongono, per renderne più semplice la lettura e la comprensione: Donau-dampf-schiff-fahrt-gesellschaft-schiffs-kapitäns-kabine” che significa “cabina del comandante della nave della società di navigazione a vapore del Danubio”). Ne avevamo scritto in questo blog riferendo delle crociere sul Danubio proposte dalla DDSG, dove la sigla sta per “Donaudampfschifffahrtgesellschaft”, parola un po’ più corta di quella con la “cabina del comandante”, ma pur sempre una bella sfida per chi debba pronunciarla tutto d’un fiato.

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